BIANCANEVE 2.0

Dietro le quinte

Addio sette nani. Il nuovo film di Biancaneve della Disney, la cui uscita è prevista per l’anno prossimo scardina gli archetipi della fiaba classica rivisitandola in chiave moderna. E, se i nani saranno semplicemente sostituiti da più rassicuranti “creature fatate” e Biancaneve non sarà più così bianca in quanto afroamericana, per il principe non ci sarà scampo: eliminato!

Tutto questo, ovviamente, in nome dell’inclusione, ovvero la nuova stella polare dei valori occidentali.

Ma è giusto cambiare una fiaba?

In effetti i tempi sono cambiati: da quando qualcuno, chissà quanti secoli o millenni fa, si è inventato Biancaneve, ne è passata di acqua sotto i ponti, l’umanità si è evoluta e quindi è naturale – per non dire doveroso – cambiare le storie che l’accompagnano.

Questo ragionamento, apparentemente ineccepibile, si basa su un presupposto che, secondo la visione spirituale, è falso: le Fiabe non sono state inventate.

Sono state “viste”.

Gli etnologi del secolo scorso si trovarono alle prese con un problema imbarazzante quando si accorsero che molte storie provenienti da diverse parti del mondo, patrimonio orale di popolazioni che mai avrebbero potuto incontrarsi o anche solo comunicare tra loro, presentavano tratti molto simili quando non addirittura in tutto e per tutto uguali: di Cenerentola, per esempio, è stata trovata una versione in Cina risalente al 900 avanti Cristo!

Com’è stato possibile che la stessa storia sia stata inventata da etnie ubicate in differenti parti del globo? La visione materialistica non trova risposte, se non nella casualità – suo vero e proprio idolo – che, comunque, lascia in bocca un forte senso di incompiutezza e insensatezza.

Secondo l’ottica spirituale, invece, questo fatto dimostra che le grandi storie del passato non sono frutto di fantasia ma visioni del Mondo Spirituale.

I cantastorie del passato – spesso veri e propri iniziati – “guardavano” in quel Mondo (non con gli occhi fisici ma con quelli dell’Anima) e ne traevano storie che, di conseguenza, erano uguali per tutta l’umanità. Le Fiabe sono nate così e gli archetipi di cui sono intessute descrivono la natura dell’essere umano, le leggi che lo governano.

Il Sole sorge ogni giorno. Potrà piacere o non piacere, ma è così. È una legge del cosmo.

Lo stesso per le Fiabe: descrivono come siamo fatti. Potrà piacere o non piacere ma è così. Per comprenderle bene, però, è necessario possedere delle chiavi di lettura, altrimenti si rischia di prendere fischi per fiaschi. La principessa non è una donna femmina e il principe non è un uomo maschio, essi rappresentano il principio femminile (Anima Cosciente) e quello maschile (Io) che sono dentro ognuno di noi e che sono chiamati a sposarsi: le loro nozze, pertanto, ci mostrano la bellezza e la gioia di un Io che diventa cosciente di se stesso. 

Le Fiabe d’altra parte, essendo creature simboliche, sono vive e quindi cangianti.

Nel passato, per la loro natura prettamente orale, a volte si sono modificate transitando da una civiltà a un’altra, da una cultura a un’altra, da un contesto religioso a un altro. E anche oggi sono pronte a cambiare per mostrarci nuove parti di noi. Perché siamo noi ad essere in evoluzione – oggi abbiamo molte più forze di coscienza dei secoli passati – e le Fiabe vogliono accompagnarci lungo le nuove sfide che ci attendono. Un esempio di questo risiede nella figura dell’Ombra che nelle Fiabe odierne viene non solo sconfitta ma anche salvata (si veda a titolo esemplificativo la figura del critico culinario del film “Ratatouille” o quella di Teka del meraviglioso “Oceania”): le nuove storie ci raccontano ciò che siamo in grado di compiere.

Alla luce di quanto scritto, la domanda che mi pongo rispetto alla nuova Biancaneve è: essa è stata vista oppure semplicemente inventata? È una Fiaba o solamente una storia di fantasia?

Propendo per le seconde risposte; il totem dell’inclusione mi appare come un grande incantesimo che, in nome di un valore reale e sacrosanto – accogliere ognuno per ciò che è – finisce per eliminare le differenze, che però sono una legge di natura: potrà piacere o non piacere ma la salute di ogni ecosistema – anche quello umano – è direttamente proporzionale al suo grado di biodiversità.

Le Fiabe non eliminano differenze ma ci mostrano come integrarle per farci rinascere migliori.

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