SEGUIRE IL PROPRIO SOGNO

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L’altro giorno ho portato le Fiabe e il Grimm Pass a un gruppo di studenti universitari.

È stata proprio una bella esperienza, sia perché è una grande gioia poter condividere le visioni delle fiabe con ragazzi e ragazze, sia perché mi ha fatto tornare a galla molti ricordi. Sono, infatti, tornato nella città dove anch’io ho studiato: ho ripercorso calli, risalito ponti, riaperto lo sguardo su tanta bellezza; e ogni scorcio, ogni palazzo, ogni canale mi restituivano sensazioni, odori, prospettive, esperienze vissute. Anche il viaggio è stato toccante perché ho ripreso il treno di quando ero pendolare: quanto tempo che non sentivo i rumori delle stazioni, l’odore degli scompartimenti e l’aggrovigliata varietà di vite che essi ospitano.

Insomma, era stata una giornata già così densa di emozioni che, sinceramente, non ero pronto a una dose ulteriore.

Invece.

Invece, durante il viaggio di ritorno, ho aperto la borsa e mi sono ritrovato tra le mani quel vecchio block notes.
 

Io porto sempre con me un piccolo quaderno per appuntarmi le ispirazioni che dovessero venirmi a trovare (perché non sai mai quando decideranno di arrivare!). Solo che quel giorno non lo trovavo. Sparito. Ero un po’ in ritardo per il treno, così ho aperto il cassetto della mia scrivania e ho preso al volo la prima cosa che ho trovato. Lì per lì non c’ho fatto caso, mi sembrava semplicemente un vecchio block notes, riemerso dal passato.

Durante il ritorno a casa volevo scrivere un pensiero che mi era venuto in mente così l’ho aperto. Con mia grande sorpresa, le pagine non erano bianche. Ho subito riconosciuto la mia grafia ballerina di quando scrivevo in fretta per riuscire a star dietro ai pensieri. Mentre lo sfogliavo, incuriosito e già un po’ commosso, la mia mano si è fermata su una pagina: 18/03/2008.

Quindici anni fa.

Era il testo di una lettera: “Caro Roberto, ho bisogno di un aiuto”, così cominciava. C’ho messo qualche secondo per ricordarmi a chi mi riferissi, ma poi le prime frasi mi sono venute in soccorso. Stavo scrivendo a Roberto Assagioli, fondatore della Psicosintesi (all’epoca, infatti, avevo da poco finito il percorso di formazione in counseling psicosintetico).

“Lo chiedo a te che sei stato, attraverso le persone che ho incontrato nel mio cammino di formazione e i tuoi libri, un mio punto di riferimento. A distanza e oltre il tempo, certo, ma per queste cose sappiamo che le coordinate spazio-temporali non funzionano”. Quando ho letto quest’ultima frase, mi è scappato un sorriso (in fondo, avevo già intuito molte cose!).

Nel proseguo della lettera spiegavo a Roberto il mio problema, che qui riassumo: dovevo scegliere. Tra due strade professionali. E, di conseguenza, anche tra due visioni e stili di vita. Ed ero in crisi. Sì, perché una strada – scrivevo nella lettera – “è bene o male tracciata”.

Mentre l’altra…

E qui, leggendo, non ho potuto non commuovermi.

“Mentre l’altra … l’altra è un abbozzo ignoto. È la mia passione per le fiabe, per la mia voce e per il raccontare. Ho paura che sia solo la chimera di un bambino, dove credo di poter arrivare? Ho paura, Roberto, ma provo anche tanta gioia. Gioia vera.”

Io, ecco … non c’avevo più pensato.

Voglio dire, negli ultimi anni sono stato così tanto impegnato in questa meravigliosa avventura che è la narrazione di fiabe, che oramai è parte integrante e cospicua della mia vita, che … mi ero (quasi) dimenticato di quanto fosse stato difficile all’inizio, di quanti dubbi avessi.

Se vi foste trovati sul mio treno del ritorno, quella sera, mi avreste visto leggere girare attentamente le pagine di quel block notes, commuovermi mentre ne leggevo una e, alla fine, fare un vero e proprio sussulto. È stato quando ho letto le frasi finali di quella lettera: non avrei potuto condensare meglio in poche frasi interi anni di vita:

“Mi sentivo abbandonato e mi sono appoggiato alla religione.

Poi la religione non ha più funzionato e mi sono appoggiato a Silvia.

Poi dopo Silvia mi sono appoggiato al counseling.

Ho chiesto la mia salvezza sempre a qualcuno fuori. Sempre così.

Le fiabe, invece, sono mie. La narrazione è mia, è nata dentro di me.”

A un certo punto l’altoparlante del treno ha annunciato la mia stazione.

Ho fatto fatica a chiudere il block notes, perché le sue pagine mi avevano restituito così tanti ricordi!
Mentre lo riponevo nella borsa, mi sono visto.

Seduto nel sedile davanti a me, ho “visto” il Claudio di 15 anni fa, le sue titubanze, la Forza di cui ancora non era consapevole, la Fiducia che ancora non pensava di avere.

E mi sono ringraziato. Per aver scelto di seguire ciò che stava nascendo dentro di me.

Ah, nell’ultima pagina scritta di quel block notes ho trovato una mia poesia di quegli anni.

Fa così.

Il coraggio è un’antica danza – mi ripeti –
e la lotta
la lotta è il Tuo canto.
Se siamo saggi,
vivremo danzando.

Buon coraggio.
E buona danza.
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