SE ODI, PERDI

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La narrazione della vita pubblica si fonda su divisioni; solo per citarne alcune: SiVax/NoVax, SiGuerra/NoGuerra, SiEuro/NoEuro, SiLgbt/NoLgbt, ecc. E il risultato di queste divisioni, in genere, è che le due fazioni contrapposte arrivano ad odiarsi.

 

Mi ha sempre turbato questo fenomeno, perché sentivo che c’era qualcosa di più profondo che soggiaceva alle diverse divisioni, una dinamica costante che tutte le nutriva e che di tutte si cibava. Per scoprire questa dinamica, ho chiesto aiuto alle Fiabe e allora tutto si è rivelato in modo molto più chiaro.

 

Nelle fiabe, infatti, c’è un fatto apparentemente molto strano: il protagonista o la protagonista, cioè colui o colei che alla fine diventerà l’Eroe, non odia.

 

Eppure ne avrebbe tutte le ragioni! Hai una matrigna che ti maltratta, delle sorellastre che ti insultano, un mago nero che attenta alla tua vita. Eppure…, eppure no.

 

Come mai? A volta la rabbia o il vero e proprio odio sono reazioni istintive della nostra anima, quasi liberatorie. E allora perché le fiabe non fanno mai odiare il protagonista?
Perchè esse sanno che l’odio è un incantesimo e se odi – se il nemico o l’Autorità riesce a farti nascere dentro l’odio e poi fartelo agire fuori – sei perduto; in termini moderni potremmo dire: diventi più manipolabile.
Questa dinamica riluce molto chiaramente nella storia di Cenerentola. È importante sottolineare che in questo articolo mi riferirò alla fiaba di Cenerentola (quella presente nella raccolta dei Fratelli Grimm) e non alla favola (quella presente nella raccolta di Charles Perrault e nel secolo scorso animata da Walt Disney).

In genere noi conosciamo, proprio a causa di Walt Disney, la favola e non la fiaba. Ma invece è proprio quest’ultima quella più preziosa per scoprire quali sono gli effetti dell’incantesimo dell’odio e, soprattutto, come scioglierlo.

La fiaba di Cenerentola comincia come la favola, ovvero con la fanciulla, rimasta orfana di madre, che subisce le angherie della matrigna e delle sorellastre. Anche nella fiaba, come nella favola, arriva a un certo punto la notizia del ballo in onore del Principe e anche nella fiaba Cenerentola vuole andare ma la matrigna glielo proibisce (“Tu non hai i vestiti e non sai ballare!”).

Nella fiaba, però, a differenza della favola, non arriva nessuna fata: è Cenerentola che, dopo due divieti della matrigna, sceglie di non chiedere più permesso, si alza, esce di casa e va al ballo da sola. Il gesto qui descritto è potentissimo a tal punto da risuonare con l’episodio evangelico dell’“Alzati e cammina”.

È un gesto di disobbedienza, cosciente. Utilizzo di proposito quest’ultimo aggettivo per sottolineare un fatto decisivo: Cenerentola non si fa manipolare dalla matrigna, non permette all’incantesimo dell’odio di agire su se stessa.

Raffiguriamoci davanti agli occhi la scena sopra descritta: se tu fossi Cenerentola, come avresti agito?

Io mi sarei alzato, avrei mandato a quel paese la matrigna e poi sarei uscito. Ma la fiaba è molto chiara su questo: il gesto è “alzati e cammina”, non “alzati, odia e cammina”. Questo è fondamentale comprenderlo in profondità.


Se Cenerentola, dopo aver preso la decisione di andare al ballo comunque, da sola, avesse lasciato agire in se stessa l’odio, avrebbe perso. Perché se odi qualcuno, resti ad esso attaccato. Se odi qualcuno, non cammini più. Se odi qualcuno, usi le tue forze migliori non per andare al ballo con il principe (ovvero per seguire il tuo desiderio profondo e cominciare a costruire la tua nuova vita), ma per maledire il tuo nemico, non rendendoti conto che, così facendo continui a dargli potere e ne resti attaccato.

Nelle fiabe l’eroe non odia perché sa che l’odio è un incantesimo. Se odi, perdi.

A livello sociale il meccanismo di questo incantesimo è, a vederlo con distacco, piuttosto banale e antico come il mondo: crei due fazioni (ovvero dai ad ognuna in pasto l’altra come nemico da odiare), le polarizzi e fai in modo che si odino. Et voilà!, il gioco è fatto.

Fa parte costitutiva dell’incantesimo il fatto di credere che il nemico sia la fazione opposta, che tutti i problemi derivino da essa e che, una volta che sarà sconfitta, tutto sarà risolto. Nel frattempo … , nel frattempo ogni fazione odia l’altra, nel frattempo “il fine giustifica i mezzi” (vedi a tal proposito il mio precedente articolo), nel frattempo il risultato netto è che cresce l’Ombra dentro ognuno.

Se odi, perdi. Perché se odi, nutri la tua Ombra.

Questo, ovviamente, non significa non coltivare una sacra indignazione per ciò che non riteniamo giusto. Ma c’è una profonda differenza tra odio e indignazione: l’odio ti incatena all’oggetto odiato, l’indignazione ti permette di lottare per ciò che credi giusto ma senza cadere nell’incantesimo e avendo sempre chiaro che tutto ciò che ci capita è un potenziale strumento di crescita (su quest’aspetto – fondamentale – ci tornerò in futuro).

Un esempio sociale di come agisce l’incantesimo dell’odio è stato l’atto che simbolicamente ha fondato il Movimento 5 Stelle, ovvero il VaffaDay svoltosi a Bologna l’8 settembre 2007. Ovviamente potrei portare anche altri esempi, ho scelto questo perché ha una forte analogia con la storia di Cenerentola e può aiutarci a comprendere meglio l’incantesimo di cui stiamo parlando.

Come Cenerentola, infatti, molte persone avevano subito le angherie dell’Autorità ed erano stufe. Come Cenerentola, quelle persone avevano in cuore un desiderio forte di cambiare il proprio mondo, il proprio destino. Come Cenerentola si sono alzate per partire.

Ma.

Ma, a differenza di Cenerentola, hanno usato le loro forze non per mettersi in cammino ma per urlare evvanfanculo.

Lo vedete l’incantesimo? Prendi le forze migliori di una generazione e le indirizzi ad odiare qualcuno. Crei due fazioni (noi e loro) e le spingi ad odiarsi. Et voilà, l’incantesimo è compiuto.

Io non so se Grillo sapesse tutto questo, quello che so è che ha comunque alimentato l’incantesimo.

C’è però un bellissimo fattore, in tutto questo.

Quando ti accorgi di un incantesimo, quando lo riconosci, esso non ha più potere su di te.

Se l’hai visto agire fuori, se stai diventando consapevole di quando lo attui tu nella tua vita quotidiana, ecco che può cominciare un movimento nuovo. Un movimento interiore che ti fa dire: grazie, ma non ci casco più; grazie, ma non odio più. Grazie, ma userò questa difficoltà per comprendere ciò che desidero davvero e per cominciare a costruirlo.

Perchè in fondo questo è l’antidoto all’incantesimo dell’odio: concentrarci sulla nostra vocazione profonda e mettere le nostre forze in quella direzione.

Alziamoci e camminiamo, questo è il mio invito, questo è ciò che tento di fare ogni giorno.
Buon cammino.
P.S.
Per chi volesse, parlo dell’incantesimo dell’odio anche nel mio spettacolo di narrazione teatrale “Adulti e Liberati”, acquistabile online al seguente link:
https://claudiotomaellonarratore.com/product/adulti-e-liberati-fiabe-per-una-libera-coscienza/
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